Racconto tra i vincitori di LuccAutori 2009 del premio letterario Racconti nella Rete VIII edizione e inserito nell’antologia “Racconti nella Rete” a cura di Demetrio Brandi, edita da Nottetempo.
Riflettere
Rifletto. Daltronde che altro potrei fare?
Rifletto sui miei tanti ricordi. Ricordi lontani nel tempo, ma che ancora sono vivi e bruciano nella mia anima.
Mi ricordo che il ricordo è qualche cosa di bello da ricordare…a volte…
Mi ricordo di lei, la rivedo là, davanti a me, un po’ alla mia sinistra, sdraiata su un fianco sul suo grande letto a baldacchino, come una Dea dell’Olimpo, con indosso una lunga camicia da notte candida come la prima neve. La tremolante luce della candela sul comodino alla sua destra creava, come per magia, giochi di luce e di ombre che mettevano in risalto il suo stupendo corpo. I suoi lunghi capelli ricci emettevano luccichii invitanti.
E lei se ne stava lì, quasi immobile se non fosse per quel ritmato movimento del respiro, che la rendeva ancora più sensuale.
Aveva di fianco a se, poggiato sul bordo del letto, un grande libro e il suo sguardo passava continuamente dalla pagina aperta alla porta della camera davanti al lei, quasi come un bimbo che finge di interessarsi allo studio, ma non vede l’ora che suoni la campanella della fine delle lezioni.
Poi finalmente il solito toc, toc…toc alla porta, il segnale convenuto. La porta si apriva lentamente e una grande figura maschile appariva sull’uscio ed esordiva con le solite parole: “Amore mio, finalmente mi sono liberato di quella vecchia arpia di mia moglie!”.
Lei lo guardava in silenzio, senza pronunciare una sola parola.
Io guardavo lei.
Poi l’uomo si avvicinava al letto e si sedeva accanto a lei, sostituendosi al libro. Abbassava la testa e la baciava e, in un attimo, erano entrambi nudi e avvinghiati, intenti a fare l’amore.
Mi ricordo che in quei momenti rimanevo nell’ombra e cercavo di appiattirmi ancora di più al freddo muro della stanza sperando di scomparire nell’oscurità. Sperando che la mia anima si frantumasse in mille piccoli pezzettini di vetro una volta per tutte. E allo stesso tempo avrei voluto gridare a squarciagola, urlare come un lupo ferito tutta la mia rabbia e il mio dolore, dirle che ero lì e che l’amavo!
Ma ricordo anche la gioia che provavo quando lei, sola, si avvicinava a me e si guardava, dentro di me, mentre io, come inebetito, sprofondavo nei suoi grandi occhi neri e affogavo nella sua bellezza.
Avrei voluto baciarla, abbracciarla forte, stringerla stretta a me, ma non ci riuscivo, non potevo.
Infine mi ricordo quel brutto giorno. La vidi tentare di alzarsi dal letto. Invano. Con quella orribile tosse che le usciva direttamente dai polmoni…no non poteva essere, sapevo che mi avrebbe lasciato per sempre e io non sarei riuscito a dirle del mio amore e non sarei riuscito ad aiutarla.
Già mi ricordo che il ricordo è qualche cosa di bello da ricordare…a volte…ma a volte sarebbe molto meglio dimenticare, specialmente quando si ha un’anima, ma si é solo un oggetto, uno specchio, come me.
Giovanni Beani @ 2009
Bello,molto magico…complimenti.
Mi piace: è scritto bene. Interessante l’angolo di visulale. Bravo
massimo