Il dottor Carl Gustav Jung, fondatore della scuola di psicologia analitica, ha dato la definizione di “inconscio collettivo”. Si tratta, a grandi linee, di quella parte della psiche umana che mantiene e trasmette l’eredità psicologica dell’intero genere umano. Questo “inconscio collettivo”, per Jung, si basa su simboli comuni. Jung scrive(*):
“Una parola o un’immagine è simbolica quando implica qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio ed immediato. Essa possiede un aspetto più ampio, inconscio che non è mai definito con precisione o compiutamente spiegato. Né si può sperare di definirlo o spiegarlo. Quando la mente esplora il simbolo, essa viene portata in contatto con idee che stanno al di là delle capacità razionali.”
Non per niente il termine “simbolo” deriva dal greco “sumbolon = mettere insieme” e, probabilmente, la simbologia è uno dei più potenti mezzi di comunicazione e di potere. Basti pensare quanti sono i simboli che, al solo vederli, scatenano dentro ognuno di noi emozioni di ogni genere. Da simboli religiosi a simboli di potere a simboli che si sono trasformati da porta fortuna a distruzione di massa dell’essere umano e così via. Quello che mi chiedo è quindi: ma i “politici” di oggi tutto questo lo sanno?
Forse sì, e allora il loro intento è quello di farci dimenticare i “nostri” simboli (a quale scopo?), quelli dell’inconscio collettivo, quelli che al solo guardarli ci fanno pensare “sì, io appartengo a quell’idea!”. O forse no, e allora si comprende con quale superficialità abbiano sostituito croci, martelli, fiamme, scudi, falci, ecc. con colori, cuoricini, arcobaleni, fiori e piante, senza parlare poi di nomi personali o inni calcistici.
E, oltre ai simboli, anche le idee si sono trasformate. Da ideologie, da visioni del mondo e delle persone differenti, a un qualcosa di molto simile al qualunquismo, al dire tutti le stesse, peraltro inutili e utopiche, frasi. Poi ci lamentiamo che gli elettori non votino?
Poi si esulta, da un lato, e ci si agita, dall’altro, perché in Francia il centro-destra del Presidente Sarkozy abbia subito un sorpasso? Ma quale sorpasso! In Francia hanno perso tutti, a partire dal diritto/dovere del voto e dalla democrazia. Il 53% di astensionismo! Ecco chi ha vinto: l’astensionismo! Ecco dove si finisce senza simboli e senza ideologie (e idee)!
In Italia andrà meglio? Speriamolo. Ma un vecchio detto ci dice che: “Chi visse sperando morì… non si può dire” o, almeno così, cantavano i primi Litfiba.
A ogni modo, anche fosse solo nelle elezioni comunali, avrei preferito vedere altri simboli, sentire altre frasi e leggere altri manifesti e adesso… chi voto?!?
Giovanni Beani
(*)”L’uomo e i suoi simboli” (Longanesi & C., Milano 1980)
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